Palladio ed ilPalladianesimo Palazzo Valmarana |
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All’inizio di corso Fogazzaro vediamo la fronte del Palazzo Valmarana.
Presenta un tessuto murario diverso da Palazzo Porto Festa. Questo ci dimostra che Palladio ha nel suo arco una serie di soluzioni formali per le facciate estremamente varie ed articolate. Con Palazzo Porto Festa non abbiamo evidenziato una cosa molto importante, che per gli architetti è un punto fermo da superare, uno scoglio importante sono le connessioni tra un palazzo e l’altro, i cosiddetti angoli o passaggi di proprietà. In questo caso il Palladio trova una soluzione totalmente diversa rispetto a quella di Palazzo Porto Festa che era alla fine della via, dove la via si allarga un po’ concedendogli un po’ di spazio in più per far vedere il suo palazzo. Qui lui risolve tutta la facciata in superficie. Intanto presenta uno dei basamenti in pietra sbozzata, poi lungo la cornice, oppure vero e proprio basamento, nel riquadrare le basi dei semipilastri presenta questi conci di pietra appena martellati in quello che diventa un bugnato rustico molto evidente, come vedremo nella foto a sinistra, ripresa dall’altro lato della strada. Poi inserisce effettivamente i basamenti di questi semipilastri. |
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A sinistra riprendiamo lo stesso palazzo dal lato opposto della strada e notiamo il basamento. Poi a questo motivo ornamentale con il bugnato rustico, che crea una zoccolatura di supporto al pilastro, il famoso semipilastro di ordine gigante, che quindi racchiude due maglie abitative: primo piano e piano nobile. All’interno di questo riquadri noi possiamo notare delle differenze: qui abbiamo la finestra e sopra un finestrino quadrato e qui il bugnato è liscio: e quindi dal bugnato rustico passiamo al bugnato gentile. Nell’intercolumnio vicino, cioè nello spazio tra i due semipilastri, abbiamo una metopa, cioè una riquadratura con un motivo che rappresenta una delle fatiche di Ercole. Questa differenza semplicemente perché qui poi inserisce le scale che salgono, quindi abbiamo bisogno di prendere luce. Dall’altra parte invece che sono locali di servizio, comunque stanze che possono essere adibite ad uffici oppure a rappresentanza, ecco che non ci serve più prendere luce e fuori noi dobbiamo nobilitare la facciata attraverso questi motivi. |
Il semipilastro però sale fino ad essere coronato da questo ampio capitello corinzio. Il semipilastro è di formato gigante, perché racchiude in sé due piani: il primo piano ed il piano nobile. Quindi incornicia, delimita due piani abitativi. In più, poi faremo particolare attenzione all’interno di questo riquadro, di questa riquadratura muraria, il palladio ricorre proprio per questo particolare elemento che è il passaggio tra un edificio e l’altro, per marcare il passaggio di proprietà ricorrerà ad un pilastro normale. Il piano nobile dove nello spessore è inserito alla veneta il balaustro e le finestre del piano nobile. Sopra abbiamo la cornice che è sagomata ed il piano attico, destinato alla servitù. Ora osserviamo il passaggio tra palazzo e palazzo. |
Per la famiglia che commissionava il palazzo era importante che il suo palazzo emergesse, si distinguesse, non creasse un continuum con la facciata del palazzo vicino. Doveva distinguersi, avere una propria personalità. Se nel palazzo Porto il Palladio aveva risolto il problema facendo avanzare il corpo del palazzo da quello precedente, qui non ha questa possibilità perché la strada è decisamente più stretta. Allora gioca in modo molto diverso. Non inserisce il pilastro gigante, ma un pilastro che arriva con il suo capitello alla cornice marcapiano, che fuoriesce, aggetta rispetto al piano del palazzo e quindi crea uno stacco. Il ricchissimo capitello, come possiamo vedere, è estremamente ricco e fastoso ( di solito Palladio non ricorre mai a capitelli corinzi, ma ricorre all’ordine cosiddetto “medio”, quindi al capitello ionico ). Qui sceglie proprio il capitello corinzio, perché con il suo privilegio, con tutte le sue volute, marca perfettamente, segna, impronta il passaggio tra il palazzo Valmarana ed il vicino. Anche per questo servono queste cornici che non avrebbero motivo, il bugnato rustico, perché segnano e definiscono lo stacco tra questo profilo e quello vicino. Ma ancora più bello è come risolve il passaggio del palazzo al piano nobile. Perché pilastri giganti e ai lati solo il pilastro normale? Parché sopra al capitello corinzio lui mette il basamento e poi per segnare nobilmente la fine del palazzo Valmarana, al piano nobile invece di fare la continuazione dei pilastri, inserisce questa statua. Noi per esperienza conosciamo le Cariatidi, che sono donne, che provengono dalle cornici marcapiano ed i Talamoni che sono uomini. Quindi a fare le funzioni del pilastro lui ha inserito questa statua femminile che poi non è che Athena da questa parte e dall’altra una seconda divinità. |
Il cortile con le colonne esiste ancora con i cumuli di macerie della II° guerra mondiale. Ma il cortile non era finito. Nella pianta a sinistra vediamo la corte ( P44 ) aperta con edifici a destra ed a sinistra come se fossero delle barchesse laterali. Di rispetto qui è il modulo P35 che riprende lo stesso modulo edificatorio dall’altra parte, grosso modo con delle varianti, comunque portico a portico. Un portico ad est, uno ad ovest ed intorno un giardino quadrangolare. Poi come se non bastasse dietro le stanze per gli ospiti, un giardino di 120 piedi per 60. Ma non basta dietro al giardini c’è un altro spazio libero e nel fondo le stalle per i cavalli ( tutta quella costruzione a pettine a destra e sinistra ). |
Allora, questo micro palazzo dei Valmarana si estendeva da Corso Fogazzaro a Stradella S. Giacomo di fianco all’ex Standa. Lì finiva Palazzo Valmarana e da lì fino a Contrà Porti era locato il palazzo di Montano Barbarano. Se fosse stato attuato l’intero progetto sicuramente si sarebbe verificata la rottura di quella struttura abbastanza regolare, di impronta già romana con le intersezioni dei vari cardi sul decumano. Tutto questo mi porta a dire che l’architettura del Palladio in qualche modo obbediva alla volontà di potere delle famiglie vicentine, alle quali però non era pari il patrimonio e le rendite. Questi palazzi non sono stati mai portati a termine. |
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